28 marzo 2020

Amare e condividere! (3 di 4)


Quei pochi metri quadrati di cortile comune erano il luogo ideale per la realizzazione di tale programma. Vi si viveva più che mai in piena trasparenza. L'emozione più intima, il più impercettibile movimento, la riflessione più sussurrata, vi venivano immediatamente captati, interpretati, commentati.

Una simile promiscuità ti obbligava ad adottare maggiori precauzioni. Bisognava imparare a lavarsi in pubblico nascondendo la propria nudità sotto un lembo di longhi; pulire la tazza delle lattrine in un certo modo; dedicarsi alle proprie occupazioni evitando di far errare lo sguardo su una donna che stava urinando nel canaletto davanti alla porta.
Ma il momento più difficile fu alla sera.
In quelle notti di canicola tutti dormivano fuori. Un muretto di mattoni eretto all'ingresso proteggeva il cortile dal fiotto delle fogne che straripavano nella viuzza. Lambert tentò di farsi posto tra due dormenti.
“C'era così poco spazio che dovetti mettermi a testa-piedi tra i miei vicini, secondo il principio delle sardine in scatola.”
Di quella prima notte avrebbe conservato due ricordi indelebili. Né l'uno né l'altro avevano a che fare con il russare dei vicini, con le scorribande degli scarafaggi e dei pipistrelli, gli attacchi di tosse e gli sputi dei tubercolosi ….


In primo luogo si sarebbe ricordato delle grida dei bambini in preda agli incubi.


“Era la prima volta che sentivo chiamare le tigri con il loro nome” dirà Lambert ..
“il grande gatto”, “la grande belva”, “il grande felino”, ma mai la tigre, per paura di risvegliare il suo spirito e di farlo venire.


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